Movistar, Rojas: “Ho dovuto cambiare il mio ruolo, qui un velocista non è valorizzato”
José Joaquin Rojas è un corridore completamente diverso da quello di qualche stagione fa. Lo spagnolo ha ormai completamente terminato la propria trasformazione da velocista con ambizioni sulle classiche sul pavé a passista gregario, pronto a mettersi a disposizione dei capitani nelle corse a tappe. Un cambiamento non sempre facile da accettare, ma necessario in una formazione come la Movistar, che ha fatto delle salite il proprio punto di forza negli ultimi anni. In una squadra con scalatori del calibro di Nairo Quintana, Mikel Landa e Alejandro Valverde gli sprinter hanno poco spazio, sia per l’assenza di un treno attrezzato sia per una preparazione meno concentrata su questo tipo di arrivi.
In un’intervista a La Opinión de Murcia, l’iberico ha riconosciuto il proprio cambiamento: “Se volevo restare nella Movistar, dovevo cambiare il mio ruolo. In questa squadra un buon velocista non viene valorizzato. Uno sprinter ha bisogno di un team a sua disposizione, e non c’è questo tipo di cultura qui alla Movistar, dove si lavora per un gran leader. O cambiavo io o dovevo cambiare aria. È stato difficile. Ero abituato a sprintare, vincere e lavorare solo per me stesso perché per tutta la vita sono stato un vincitore”.
Rojas ha poi descritto le soddisfazioni che si possono raggiungere in questo nuovo ruolo: “Ora la soddisfazione è quando vincono i miei compagni. Quando abbiamo vinto la Vuelta a España con Nairo Quintana, anche se mi sono rotto la tibia il penultimo giorno, è stato un trionfo anche per me. Tutta la squadra ha fatto la propria parte in questa vittoria perché in ogni momento siamo stati necessari, e ho anche imparato a festeggiare queste vittorie come se fossero mie”.
Il corridore della Movistar non pensa al ritiro: “Penso di poter correre ancora cinque anni. E anche di più, se me lo permette la mente, ma serviranno motivazione e voglia di salire in bicicletta. Il ciclismo non è nelle gambe né nel fisico, è nella testa. Essere ciclista non è solo allenarsi, ma anche curarti, essere professionale 24 ore al giorno 365 giorni l’anno. Ora sono molto preparato per soffrire. Mi piace molto ciò che faccio”.
Il programma del 2019 di Rojas prevede Giro delle Fiandre e Giro d’Italia, entrambi insieme ad Alejandro Valverde. Se nella corsa rosa il suo unico ruolo sarà assistere i capitani, in Belgio potrebbe avere qualche possibilità in più di mettersi in mostra, anche se ammette: “Sono stato due volte tra i primi venti delle Fiandre, ma il problema è che una squadra come la nostra non si prepara a fondo. È anche una corsa molto pericolosa, il timore di cadere o rompermi qualche osso è ciò che mi frena maggiormente al Fiandre, però sarà bello essere lì con Alejandro e la sua maglia iridata”.
Da Ekoï è già Black Friday! Tutto il sito al 60%! |
Ascolta SpazioTalk! |
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming |